Dare sfogo alla voglia di disegnare, di comporre architetture e forme liberamente,seguendo l'estro del momento,senza altri pensieri. Lasciare che il visitatore giochi con le tessere di un mosaico da inventare, dimenticando l'autore dei materiali per appropriarsi del suo lavoro ed entrare in gara con lui. Questo lo scopo della mostra. E' una provocazione bonaria, un invito, anzi, aperto a tutti, che ammette imitazioni e contaminazioni: non c'è copyright.

Una mostra serve all'artista per rendere pubblico il suo lavoro,per misurarsi con la critica e la ricerca,per verificare la capacità comunicativa del suo linguaggio:questa volta serve al visitatore per aiutarlo a farsi a sua volta autore,con la facilitazione (o il limite?) di disporre di materiali preelaborati, disposti da ogni ulteriore manipolazione. Il risultato è la negazione del risultato: sarà sempre possibile un successivo intervento che distribuisca le tessere in altro modo, secondo altro schema, secondo l'intenzione dell'artista che si nasconde in ciascuno,e che se non sa esprimersi con segni suoi, può adoperare, per comporre un pensiero nuovo, parole già dette, disegni già abbozzati.
La Galleria delle Arti Contemporanee è un laboratorio,prima che un luogo di esposizioni:lo è anche in questo esperimento che per riuscire vuole la complicità di tutti, come in un gioco a parti invertite, perché qui l'opera la fa e la conclude il visitatore.

Flavio  Quarantotto
Assessore alla cultura

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