1988  -  Roma - Personale allo Studio d'Arte Fraticelli   nella notissima via Margutta
                            testo critico di Sergio Guarino
Metope a colori

E' forse arrivata l'epoca del minimalismo anche nella pittura? Le premesse ci sono proprio tutte: ed anche i segni. Sono tempi di ripiegamento, di riflessione, di autoesclusioni da vicende esterne fastidiose o incomprensibili, atteggiamenti giustificati, almeno in parte, da divulgate polemiche che rendono l'arte solo il gustoso ornamento di un evento, e importa poco (almeno a certa stampa) che questo sia l'ammasso di folle per una mostra o il trascinarsi sui giornali di un dibattito archeologico riservato, in definitiva, a pochissimi addetti ai lavori. C'è il rischio, da non minimizzare, di arrivare entro poco tempo ad affibbiare all'opera d'arte un'eti­chetta di validità solo se accompagnata da una qualche traccia abnorme o anomala: un gesto scriteriato dell'artista, il sospetto di un falso, o almeno una ripresa televisiva.
Non è strano perciò che molti pittori stiano attualmente rintrac­ciando in spazi più esigui il "luogo" della loro attività: dopo l'ab­bandono dei grandi temi (rimasti a pochi coraggiosi) non poteva rimanere se non il puro concentrarsi su se stessi, alla ricerca di idea­li, forse scomparsi, forse non raggiungibili. Gianni Pontillo ha scelto di misurarsi con l'evocazione di forme antiche, in parte sca­turite dalla scultura classica, in parte frutto della visione necessa­riamente distorta che ne abbiamo. Il pittore non è un filologo, non si deve interrogare sulla veridicità di un'elaborazione - quale può essere, per esempio, dipingere una metopa - quanto su come colle­gare memoria e suggestione, tensione verso il nuovo e fascino della persistenza dell'antico.
Le statue che compaiono nei quadri di Pontillo sono presenze prive della tranquillità del passato: acefale, ci rivelano solo a metà - un peplo slacciato, un passo appena accennato - la loro identità. Non hanno nomi, non rimandano a nessun mito. In questo, riten­go, consiste l'abissale differenza tra Pontillo e gli artisti che negli ultimi anni hanno scelto il diretto confronto con la storia, cioè pro­prio nell'improvvisa interruzione di ogni legame con la lettura cri­tica del passato che queste figure propongono, nel loro prendere le distanze da un assetto razionale della ricostruzione storica e inse­rirsi liberamente nel gioco della fantasia e dei modelli.                                                                                    

(segue testo Sergio Guarino)